flash: stanotte sognavo.
Sognavo che dovevamo suonare in un posto.
Non so in che posto.
Non un posto preciso, un posto. Un luogo.
Una roba “amatoriale”, urban style.
Bella situazione, “good vibes”, come spesso le nostre situazioni permettono.
E insomma, ci siamo tutti, c’è Claudio che al solito non fa un caz^ahem volevo dire, che ci osserva tutti, sempre disponibile.
Piergi aggiusta il charleston – piergi aggiusta SEMPRE il charleston – il Nevro che sta già suonando qualche linea di basso, equalizzato di merda, ma a lui piace cosi.
Io monto le mie cose. Io ci metto sempre di più. Sono nerd, anche in queste. cose. Boh, nel sogno tutto funziona (a differenza della realtà) ma ho la sensazione che manca qualcosa. Non so cosa. Il sogno è coerente, ma manca qualcosa.
Poi guardo a terra. E manca tutto.
Poi capisco. Cazzo gli effetti. E fanculo, non è la prima volta che “arrangio” un suono, e non sarà l’ultima. Ma il cervello è una strana bestia, e una parte di essa, quella più pragmatica dice “ok, niente panico, hai l’ampli, tira su i medi, satura il suono, you can do it kiddo!” l’altra parte di me, quella più strana, metod-meccani-autistica dice “ok. break it down. dove li hai lasciati. Quando è stato l’ultima volta che li hai visti. If – then – else”.
Vai tu a spiegare alla tua anima che questo è un sogno. Anche di quelli sciocchini. Poi penso. Cristo. Cazzo. La pedalanza mi frega il giusto, ma c’era il whammy. Quello me l’ha regalato Patrizia. E allora ti assale un senso di “disagio” che è un misto di “sei una merda” e “ma dai suca, è un sogno del cazzo”.
Perchè quando sogno, so che sto sognando. L’ho imparato da piccolo. Mi serve a capire quando la gente è reale. E non me ne accorgo quasi mai. I sogni son desideri. Nel mio caso, sono dissoluzione.
Vi odio tutti. Come dio, del resto. Emoticon kiss